Gli Arctic Monkeys si sono esibiti al Forum di Assago, Milano, Mercoledì 13 Novembre, per l’unica data italiana dopo il lancio di AM, quinto album della band. Live report, considerazioni, recensione, chiamatelo come meglio vi aggrada.
ph. by Alessandro Lepore
AM è giunto alla posizione #4 della classifica FIMI, la chart della Confindustria, risultato che ha dell’incredibile per quanto riguarda una band straniera sotto contratto con un’etichetta non major, la Domino.
Questo di cui parliamo è un fenomeno piuttosto sui generis: se esiste ancora qualcosa che possa definirsi “alternativo”, beh, attualmente ci troviamo di fronte al “mainstream dell’alternativo“. Passaparola e internet, passaparola e internet. E’ incredibile appurare come a 7 anni dai primi successi la musica degli Arctic Monkeys corra ancora sui medesimi binari; da MySpace alla social-epoque attuale, la filosofia mediatica di promozione dei lavori è rimasta pressoché la medesima.
Dopo tali premesse, che hanno contribuito a raggiungere risultati insperati in Italia, concentriamoci sul concerto.
ph. by Valentina Lambruschi
Evitando di scrivere le solite “scontatezze da standard review” (siti pro e blog del Bel Paese ne sono pieni fino al midollo), sottolineiamo alcune cose importanti:
• E’ davvero interessante notare come le Scimmie Artiche siano riuscite, riferendoci particolarmente ad AM, a coinvolgere un pubblico di tutte le età tra le sue schiere. La sperimentazione e la riproposizione di sonorità da classic rock non hanno snaturato la freschezza giovanile della band, bensì fatto in modo che maturasse consapevolmente a livello stilistico, andando così a pescare amanti del rock d’alta scuola, che al giorno d’oggi hanno perso ogni tipo di rappresentanza (è uno dei motivi perché le innumerevoli reunion funzionano, anche se spesso “sanno di commercialata”).
• Il concerto è stato “il solito concerto da Arctic Monkeys“. Bello, senza fronzoli. Per chi in 7 anni ne ha visti 15, un po’ di “sindrome da appagamento” inizia a farsi sentire e forse non ricorderemo questa data tra le migliori. Ma siamo sempre di gran lunga sopra la media di tutto quello che offre l’esperienza live attuale. Nomi pregressi, media e stadi amplificano non di poco le qualità reali degli artisti. Gossip, scandali, mischiare musica e politica, ancora di più. Per gli Arctic Monkeys nulla di tutto questo; pubblicano, suonano e… basta. Magari si tagliano i capelli o si mettono in sella su moto o trattori, ma di certo questa è tutto fuorché una band che punta sull’immagine… o forse è proprio ciò a renderli “diversi”, “speciali”? Chissà.
• Davvero buona l’acustica del Forum di Assago: siamo stati al centro, in alto, in basso, a destra e a sinistra. Chi ci ha scritto di “audio pastoso” e voce di Alex Turner messa in secondo piano forse è in errore: è esattamente il connubio basso-batteria a rappresentare la forza degli Arctic Monkeys e ben venga questo tipo di sound impact. Purtroppo decenni di loudness war hanno confuso orecchie e idee un po’ a tutti e potremmo inscenare anche una conferenza con qualche audiofilo, arrangiatore e dj e non venirne mai a capo.
• La setlist proposta dalla band a Milano è parsa un po’ sottotono agli appassionati più incalliti. Non suonare un brano come No. 1 Party Anthem, tra i più riusciti di AM, è stato un peccato. Tuttavia l’esecuzione della tanto snobbata (per noi, invece, trascinante) I Want It All ha fatto tremare il palazzetto, testimonianza più chiara dei trip percorsi dalla band nei sound made in California, alla ricerca di originali shake stilistici.
• Oggi appare evidente quanto Alex Turner prediliga di gran lunga i pezzi lenti, ne è entusiasta. Anni fa si borbottava che agli Arctic Monkeys mancassero delle ballad, adesso una Dancing Shoes appare persino fuori posto! I cinque album, i tanti b-side hanno prodotto un numero inflazionato di brani che meritano il live, ma non c’è tempo! L’alto livello di qualità raggiunto dai dischi della band, ha per forza di cose “oscurato” il pur speciale Suck It and See, citato solo in Don’t Sit Down ‘Cause I’ve Moved Your Chair e Reckless Serenade.
• Arabella ed i Black Sabbath del terzo millennio. I Bet You Look Good On The Dancefloor il classicissimo. Mardy Bum per non dimenticare il tempo che fu. Crying Lightning il bivio dal quale si passò non tornando più indietro. R U Mine? la (potente) ciliegina sulla torta. I Wanna Be Yours e la ragazza che hai di fianco finalmente cede. Vi piace vincere facile?
Onorati dell’attenzione e grazie ai tanti lettori che abbiamo avuto il piacere di conoscere di persona. A presto! Seguiteci anche su Twitter e Facebook.
La scaletta del concerto degli Arctic Monkeys al Forum di Assago:
sapete quali saranno le altre date per l’italia?
Bella.
<3 !
complimenti all’autore!
Ho letto un sacco di critiche da parte di altri autori, che andavano dalla durata al poco trasporto all’acustica ecc ecc. Non sarà stata la loro migliore performance, ma a me personalmente hanno emozionato. E tanto.
tutto giusto
Fantastica recensione!
<3
È stato un concerto meraviglioso, a ripensarci rabbrividisco.
Tutto giusto se non fosse quell appunto sull immagine. Alex e Matt hanno fatto un evoluzione dai vecchi tempi. Per Jamie sembra più un involuzione ma va beh xD spero presto in un bis…
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